I laghi di Estoul e Chamen, ovvero come scoprire che la Valle d'Aosta è a un passo da casa


Da questa foto partono due riflessioni... in realtà anche tre o quattro... ma anche di più.
Il primo, dolcissimo pensiero, è che i miei libri e quelli di Alessia siano diventati i Nostri libri e mi coccola far scivolare lo sguardo e le dita sulle copertine di libri scelti da lei, da me, insieme... ok, fine del momento diabete.
Il secondo pensiero è che la casa si sta riempiendo sempre più di libri, problema che in realtà è preso da entrambi più come un motivo di gioia, e (gioia ulteriore) una parte importante delle new entry è rappresentata da libri che propongono itinerari di vario tipo e dalla cartografia (più o meno) ad essi correlata.
Un terzo pensiero e un istantaneo sorriso sono dati dall'infantile e genuino stupore mio, di Alessia e di Alice quando ci troviamo a mangiare con gli occhi una carta geografica.

Insomma, in questa casa i libri fanno bene al cuore, ma ritorniamo al tema principale di questo post!

Entrando fortuitamente in contatto con la rivista Skialper ho scoperto l'esistenza delle casa editrice Mulatero e del suo per ora piccolo, ma pregevole catalogo. Tra i vari titoli che ci siamo accaparrati trovo particolarmente interessante 142 LAGHI DELLA VALLE D’AOSTA di Fulvio Chiaretta (più in basso link alla pagina sul sito dell'editore).

Mettere in fila l'inaugurazione del nuovo bellisimo museo Kosmos a Pavia, una visita fugace al Forte di Bard, una notte nell'accogliente Residence Foyer d'Antan a Brusson (forse mi sto facendo prendere la mano con tutti questi link da influencer...) è parso un insieme di piacevoli e plausibili scuse per percorrere l'itinerario E10 proposto da Chiaretta, che parte da Estoul, frazione di Brusson, che è vicino a Bard, che dista meno di due ore da Pavia, dove c'è Kosmos e che è vicina a Cava Manara, dove abitiamo noi e dove un topolino mio padre comprò.

Il bello di una biblioteca in espansione è che aumentano le possibilità di confronto e le fonti da cui trarre spunti: sempre per i tipi (quanto amo quest'espressione) di Mulatero ci siamo procurati lo stimolante QUELLI DI LASSÙ redatto da Ezio Sesia, che spiega e propone la visita ai quaranta villaggi alpini più elevati e isolati (in assoluto? Chissà!). Mi riprometto di informarmi un po' di più sulla cultura/civiltà Walser, le cui tracce sono visibili nei luoghi e sui volti dell'alta Val d'Ayas: sento parlare di questa gente da quando sono piccolo e ne subisco tuttora il fascino, per cui sapere di muovermi in zone da loro battute mi eccita e mi incuriosisce.

Credo non starò a tediarvi con mille dettagli sulla fontina, sul lardo di Arnad, sul picotendro o sulla qualità del comodo letto... fatto sta che arriva domenica mattina e con tutta calma sistemiamo gli zaini, il bagaglio, i nostri cagnoloni e affrontiamo la decina di tornanti che ci separano dal parcheggio in corrispondenza della fine della strada a Estoul.


Fa freddo, le nuvole basse ci avvolgono e non è esattamente il tipo di giornata in cui pensi di andare a camminare in montagna. Invece no, invece da qualche tempo a questa parte non mi interessa minimamente delle condizioni meteo: ne tengo conto ovviamente in un'ottica di sicurezza generale, ma la pioggia, il freddo e la nebbia non mi fermano. Per fortuna Alessia è abbastanza pazza e/o innamorata per seguirmi e per godere con me della bellezza delle giornate uggiose e cangianti.







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La magia della giornata, dal punto di vista meteo, è il continuo divenire: ci si rende conto che le nubi sono un velo, a tratti sottile, tra noi e l'azzurro del cielo. Ci scherziamo un po' mentre incespichiamo nella salita (a tal proposito vorrei invitare gli amici di Mulatero a valutare, nella prossima edizione del libro, di inserire i profili altimetrici degli itinerari proposti, perché qualche bestemmia qua e là noi l'avremmo anche tirata...). Ma non abbiamo mai smesso di sorridere, grazie al cielo.



E infatti il cielo comincia ad occhieggiare mano a mano saliamo: si fa fatica, ma è tutto alieno e meraviglioso ai nostri occhi.


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L'arrivo al primo lago quasi passa inosservato, troppe le illusioni di balza in balza fin qui: allora proseguiamo (abbastanza) spediti verso il secondo lago e qui insieme alla vista è il nostro cuore ad aprirsi. E niente, ce ne restiamo un po' qui, a tratti senza parlare.


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Le nuvole ci girano tutto attorno e giocano con noi: per un attimo è tutto bianco e capisco a stento cos'ho intorno a me, un istante dopo tutto si apre e l'arena che ci circonda si mostra nel suo splendore. #losgalgos si guardano attorno tranquilli, a tratti incuriositi da marmotte che fischiano allarmate: non per noi, no, siamo seduti qui da abbastanza e ci hanno già preso le misure, ma probabilmente c'è qualcosa di grosso e affamato che vola silenzioso nelle brume sopra le nostre teste. @aleirina81 mi chiede il binocolo e cerca con attenzione: abbiamo visto, soprattutto sentito, un piccolo gruppo di #gracchi ma ora il silenzio è totale mentre i vapori ci avvolgono. Solo il vento e i salti di qualche trota che vive nel lago. Registro ogni secondo di tutto questo, perché è dannatamente prezioso.
Un post condiviso da Danilo Gatti (@inmicio) in data:

Il ritorno è fatica e sorrisi: entrambi stiamo lavorando sulla nostra forma fisica e il cammino è in qualche modo appena iniziato, letteralmente.
Arriviamo alla macchina e siamo felici, tanto.

Bibliografia: fondamentale https://mulatero.it/prodotto/laghi-della-valle-daosta/ e qualche interessante spunto anche da https://mulatero.it/prodotto/quelli-di-lassu/

Cartografia di riferimento: http://www.escursionista.it/italia-08-monte-rosa-ayas-gressoney-alagna-carta-dei-sentieri-1-25-000-antistrappo-esc08.html

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